Sunday 30 November 2008

Una legge razzista o una legge contro il razzismo?

L' UE ha raggiunto un accordo contro il razzismo: chi incita pubblicamente all'odio e violenza contro un qualsiasi gruppo o membro di un gruppo definito in base alla razza, colore, religione o discendenza etnica o nazionale rischia sanzioni penali da 1 a 3 anni. Per di piu' chi nega o condona genocidi o crimini contro l'umanita' o di guerra rischia la stessa sanzione. 

Ora, questa legge ha 2 anni di tempo per essere approvata ed entrare in vigore. Inizialmente sembra totalmente adeguata e giusta: certo, qualsiasi atto di razzismo dovrebbe essere punito!
Ma poi rileggendo bene-premesso che non ho potuto leggere l'atto originale ma solo la notizia riportata dai giornali- mi sembra alquanto ambigua. 

Penso che qualsiasi atto che leda la persona fisica debba essere punito, ma come si fa a proibire ad una persona di esprimere il proprio parere senza incorrere in sanzioni penali? Voglio dire, come si fa a punire con il carcere una persona che usi parole non politically corrected o parole che possano essere considerate razziste? considerate razziste da chi? come si misura il grado di offesa di una parola o frase e come si delinea il limite fra esprimere la propria opinione-per quanto offensiva possa essere- e commettere un oltraggio razzista?

Non sto difendendo chi abbia idee discriminanti-assolutamente no!- ma difendo il diritto di esprimere i propri pensiere piu' o meno opinabili che siano! Sono del parere che le autorita' debbano intervenire in caso una persona venga molestata e offesa pubblicamente: ha assolutamente il diritto di essere tutelata, ma come si puo' mandare in prigione una persona per questo? Allora proibiamo a tutti di esprimere le loro idee, stupide, ignoranti o razziste che esse siano! Credo che i governi della UE potrebbero trovare sistemi migliori e piu' efficaci per fronteggiare il problema del razzismo: come campagne di educazione sul tema delle razze o corsi di multiculturalismo etc. Certo, tutti piani a lunga scadenza, ma non credo proprio che sbattere in cella sia una soluzione, benche' immediata. 

Inoltre, persino chi nega genocidi o crimini di guerra puo' essere condannato al carcere: che dire di quegli studiosi che dibattono sul numero delle morti dei genocidi nella storia? o di chi ha una visione diversa dei crimi di guerra? e' assurdo che non possano esprimere la loro idea e ottenere confronti!

Se ci dovessimo basare su questa legge, come dovrebbe essere giudicata la battuta di Berlusconi "Obama e' bello, intelligente e anche abbronzato?". In un articolo sull'Espresso Umberto Eco afferma che si puo' parlare di razza, ma non alludere e non dire esplicitamente il "colore". E se si fa, si tradisce l'appartenenza ad un ceto sociale piu' basso. Ma chi ha stabilito questa etichetta?

Io dal canto mio, odio questo super moderatismo nel parlare di razze. Nel momento stesso in cui abbiamo paura di pronunciare la parola "negro" o dire "e' nero" e' perche' pensiamo che sia offensivo, che sia discriminatorio: ma la sola idea che lo possa essere fa si che quindi lo sia. Dopo la battuta di Berlusconi-che a mio parere era cosi' poco astuta da poter essere considerata allusivamente razzista- dibattiti e proteste sono stati scatenati: perfetto. Perche' non avere dibattiti, dispute, proteste e libere espressioni invece di zittire tutti quelli che-ahime' per quanto ottusi possano essere- hanno il diritto di (s)parlare?

Un'ultima domanda prima di chiudere e bere il mio Korean rice tea: qualcuno sa perche' l'aggettivo "nippon" e' considerato estremamente offensivo dai giapponesi? Le mie ricerche non hanno avuto successo sino ad ora!

1 comment:

Anonymous said...

Foobar!